E' iniziata qualche giorno fa, e c'e' da giurare che durera' ancora parecchio la bufera di Vibo Valentia.
Un giudice accusato di fare affari con la mafia, in una indagine durata tre anni e che ha portato al recente arresto di 16 persone.
Che la mafia sia entrata nelle stanze del potere, che con la sua struttura coincida spesso anche nei piu' alti livelli con quella statale e' cosa tristemente nota. Ma quando sono proprio quelle persone su cui i cittadini fanno affidamento, affinche' si possa continuare a lottare per la giustizia e la legalita', beh, in quei momenti si avverte un certo snso di frustrazione, e smarrimento.
Non si capisce se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto.
Dobbiamo disperarci perche' anche tra la magistratura c'e' chi pensa che "e' tutto un do ut des", come spiegava il giudice Pasquin alla sua amica in una delle intercettazioni, oppure dobbiamo essere contenti per il risultato ottenuto, perche' forse si e' dato uno scossone all'albero e qualche mela marcia cadra'?
Siamo tutti innocenti fino a che un giudice non emette la sentenza. Purche' il giudice rappresenti la giustizia, e non qualche meschino interesse personale.
Per questo dobbiamo difendere come un bene prezioso tutti gli uomni coraggiosi che lottano contro la mafia, siano essi parte del sistema giudiziario, o semplici cittadini, e ricordare chi ha pagato con la propria vita pur di non accettare il compromesso del dare per avere.
Tags: mafia, vibo valentia, do ut des
12 novembre 2006
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