06 maggio 2006

L'usura a Striscia.

Striscia la Notizia ha mandato in onda, in due differenti puntate, altrettante interviste ad anonime vittime di usura; la prima intervistata dai cronisti pugliesi Fabio e Mingo, e la seconda dell'inviato sardo Cocco.

[Guarda l'intervista di Fabio e Mingo]

Siamo lieti che un eccezionale strumento di informazione come il tg satirico di canala 5 punti i riflettori verso un problema sociale come quello dell'usura, ma dobbiamo altresi' chiederci se questo sia il modo migliore per affrontare il problema.

In tutti e due i casi le vittime si sono rivolte a Striscia per lamentare una lentezza nella erogazione dei fondi previsti dalla legge a favore degli usurati. Non conosciamo i dettagli delle due vicende e quindi non possiamo esprimere pareri di merito.

Le domande che ci poniamo sono due: sara' sufficiente mandare in onda un'intervista a due uomini incappucciati per velocizzare le loro rispettive pratiche?

E se anche si ottenesse questo risultato, a che prezzo? Quanta gente potrebbe essere dissuasa dal denunciare da questi due singoli casi a fronte di numerosi altri che invece hanno visto le vittime di usura essere rifondate dei danni subiti, e tempestivamente?

Perlomeno ci saremmo aspettati che non ci si limitasse a premere il tasto "on" della telecamera. Forse i giornalisti avrebbero potuto almeno segnalare l'esistenza di associazioni come quelle della FAI, composte da commercianti e imprenditori che spesso sono stati anch'essi vittime dell'usura o del racket delle storsioni, e che ora assistono chi denuncia, fino alla fine del processo, nelle pratiche per l'ottenimento del rimborso e nei casi dove cio' e' possibile con la costituzione di parte civile.


Ma e' necessario riconoscere anche le nostre responsabilita'. Se qualcuno sceglie una trasmissione tv per chiedere aiuto anziche' le nostre associazioni, forse c'e' qualcosa da rivedere. Ci dobbiamo chiedere se siamo abbastanza visibili, e se lo siamo, quanto siamo credibili agli occhi della gente?
Dalle risposte a queste domande dobbiamo partire per fare di piu'.